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Diagnosi e trattamento dell'epatite cronica da virus C

Tipologia
Ricerca clinica
Responsabile

Partecipanti al progetto

Descrizione del progetto

Responsabile Scientifico:Prof Giorgio Saracco

L'infezione da virus dell'epatite C (HCV) è oggi la causa piu' frequente di malattia cronica del fegato, di cirrosi e di epatocarcinoma in tutto il mondo occidentale.  In Italia il virus C da solo o in combinazione con altri fattori (alcol, virus B) è presente nel 60-75% delle cirrosi e degli epatocarcinomi.  Oltre il 60% dei trapianti di fegato effettuati in Italia ogni anno sono dovuti a cirrosi epatiche terminali da virus C.

Conoscere la storia naturale dell'epatite cronica da virus C è pertanto fondamentale per poter intervenire tempestivamente onde evitare danni irreversibili al fegato ed impedire l'insorgenza dell'epatocarcinoma.  L'infezione acuta è del tutto asintomatica nel 60-70% dei casi, presenta sintomi aspecifici nel 10-20% dei casi, ed ittero franco solo in 1-2 casi su 10.   Nel 30-40% dei casi l'evoluzione cronica è caratterizzata da persistenza del virus con transaminasi normali, mentre nel 60-70% dei casi si sviluppa un'epatite cronica piu' o meno attiva, con transaminasi elevate o fluttuanti.  L'infezione cronica da HCV resta a lungo asintomatica ma può associarsi ad un ampio spettro di patologia epatica ed extraepatica.  Nella maggior parte dei portatori vi sono segni di infiammazione cronica nel fegato ma solo nel 20-30% la malattia epatica è evolutiva e determina un rischio significativo per lo sviluppo di complicanze.  La grande eterogeneità dei dati di storia naturale riportati nella letteratura sull'evolutività dell'epatite C trova ragione soprattutto nell'esistenza di molti cofattori e variabili che influenzano in modo significativo il decorso della malattia.  Tra questi i fattori piu' noti sono l'età al momento dell'infezione, il tipo di inoculo e la carica virale infettante, la coesistenza di concause epatolesive quali alcol, farmaci, dismetabolismo con steatosi epatica, coinfezioni con altri virus epatitici, alterazioni dello stato immunitario o coinfezione da HIV, fattori genetici e razziali.

Il decorso dell'epatite cronica da HCV è inoltre condizionato dall'attività bioumorale ed istologica della malattia, alquanto variabile da caso a caso.  Nella fase pre-cirrotica, le transaminasi sieriche e la biopsia epatica (attualmente sempre piu' sostituita dall'elastografia epatica) rappresentano strumenti utili per classificare i pazienti in categorie a diverso rischio di evoluzione cirrogena.  

Il principale campo di ricerca seguito dal mio gruppo è stato quello di definire la storia naturale dell'infezione cronica da virus C e di valutare l'impatto clinico a lungo termine delle varie terapie che sono state proposte a partire dalla scoperta del virus nel 1989.

Dal primo studio sperimentale con monoterapia interferonica nel 1989 siamo attualmente giunti a sofisticate terapie di combinazione (interferon-peghilato + ribavirina + boceprevir/telaprevir) che hanno consentito di passare da un tasso di guarigione del 20% al 70%.  Questo importante end-point virologico ha avuto un indubbio riflesso su end-points primari come la riduzione dell'evoluzione in cirrosi, di viraggio discariocinetico, di fabbisogno di trapianto epatico e infine di mortalità.

Esistono ancora pazienti “difficili da trattare” che per particolari resistenze virali o co-morbidità non riescono ad eradicare il virus ed è su questi pazienti che si concentra il nostro filone attuale di ricerca clinica.

Ultimo aggiornamento: 08/05/2015 14:25
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